Ti resto a guardare per minuti che sembrano ore, alle prime luci del mattino, con i raggi che filtrano tra gli spazi di serrande troppo chiuse per il giorno che vuole cominciare.
Sei sereno. Tutta la frenesia e l’ansia di vivere che si sveglieranno presto con te, sembrano ora sopite, con te.
Osservo il profilo che amo tanto, la barba che hai lasciato un pò incolta per me, le labbra piegate in un sorriso appena accennato, il respiro lento e regolare.
Mi avvicino, come quando mi dici “Vieni qui”, trovo quello spazio tra la tua spalla e il tuo collo che sembra fatto su misura per me e ci incastro, piano, il mio viso, riuscendo miracolosamente a non svegliarti.
Ti respiro e mi chiedo come ho fatto a vivere senza il tuo profumo in questi anni. La differenza tra vita e sopravvivenza diventa lapalissiana e mi scuote di soprassalto. Il mio corpo ha un sussulto e balza in avanti, violentemente, il cuore batte all’impazzata, il mio respiro è corto e mi accorgo all’improvviso che c’è qualcosa che non va.
Mi guardo intorno: un istante fa, ero lì accanto a te ad aspettare che tu aprissi gli occhi e solo ora capisco che, invece, sono io ad averli appena riaperti.