Un giorno, forse…

  

Finirà prima o poi la conta dei difetti, davanti e dietro lo specchio.

Con occhi nuovi, lanceremo l’amo per pescare stelle e nuove possibilità.

Senza paura, con i sogni in tasca e la bisaccia colma d’amore, cercheremo tra mille cuori, quello da riempire.                            

Anniversari e volgarità

Strano rileggere cosa scrivevo esattamente un anno fa e capire come tutto sia cambiato…quanto io sia cambiata…

Un anno fa sarei stata d’accordo con quelle che dicono che cercano qualcuno che gli faccia perdere la testa, oggi risponderei che una volta tanto vorrei trovarne uno che me la ritrova!

E vabbé, si cresce…o si invecchia?

Fatto sta che é passato più di un anno di blog ed essendo sparito pure Mr. Vain non so se far sparire almeno anche il titolo (uaresovain= you’re so vain)…e allora, scusate la volgarité, ma come direbbe il mitico Salvatore Conte…

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Domani

  

“Stasera, per il nostro progetto, per la nostra società è stata una serata molto importante. Una serata molto, molto importante. Ma non era completa. Non era neanche lontanamente avvicinabile a una qualsiasi possibile completezza. Perché non potevo condividerla con te. Non sentivo la tua voce e non potevo ridere insieme a te. Mi manca mia… Mi manca mia moglie. Viviamo in un mondo cinico. Un mondo, cinico.”

Domani vado a prendere Pepper Potts. 

E vorrei tanto passare sotto casa tua per fartela vedere come hai fatto tu quando sei andato a prendere Spartina. 

La tua assenza nei momenti più belli e in quelli più brutti si fa sentire ancora di più. 

Ti ho sentito triste qualche giorno fa. Mi hai ricordato che nei tuoi cassetti ci tieni i calzini e non i sogni. Per cercare di farti ridere ti ho detto che é vero perché é nell’armadio che tieni gli scheletri. Mi hai risposto che con gli scheletri ci hai fatto il brodo a Natale. “Che risposta macabra, Mr. Vain (Cognome!)” – “Sono le feste ad esser macabre, Presa Blu! (Cognome)”. Poi sei stato affettuoso, ma ti ho sentito triste. Odio sentirti triste. 

E se non avessi questa fottutissima paura di ricominciare a guidare dopo tutti questi anni, domani verrei da te a presentarti Pepper Pots. Già so che la “smonteresti”, così, per partito preso, tanto per non darmela vinta. 

Mi manca Spartina, sai, il tuo modo di guidarla un pò meno. Ogni volta perdevo cent’anni di vita, ma era bello. E ora che ho Pepper potrei ricambiare.

Ok, vado a dormire, domani é un gran giorno! 

‘Notte Mr. Vain, vedi di far spazio in quei cassetti!

Apri gli occhi

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Ti resto a guardare per minuti che sembrano ore, alle prime luci del mattino, con i raggi che filtrano tra gli spazi di serrande troppo chiuse per il giorno che vuole cominciare.

Sei sereno. Tutta la frenesia e l’ansia di vivere che si sveglieranno presto con te, sembrano ora sopite, con te.

Osservo il profilo che amo tanto, la barba che hai lasciato un pò incolta per me, le labbra piegate in un sorriso appena accennato, il respiro lento e regolare.

Mi avvicino, come quando mi dici “Vieni qui”, trovo quello spazio tra la tua spalla e il tuo collo che sembra fatto su misura per me e ci incastro, piano, il mio viso, riuscendo miracolosamente a non svegliarti.

Ti respiro e mi chiedo come ho fatto a vivere senza il tuo profumo in questi anni. La differenza tra vita e sopravvivenza diventa lapalissiana e mi scuote di soprassalto. Il mio corpo ha un sussulto e balza in avanti, violentemente, il cuore batte all’impazzata, il mio respiro è corto e mi accorgo all’improvviso che c’è qualcosa che non va.

Mi guardo intorno: un istante fa, ero lì accanto a te ad aspettare che tu aprissi gli occhi e solo ora capisco che, invece, sono io ad averli appena riaperti.