Parlami delle notti in cui non dormi
E dei giorni in cui ci stai stretto.
Guardami come il lieve posarsi delle ali di farfalla
E con la furia del mare in tempesta.
Portami nei luoghi dove sei stato bambino
E nel mezzo dei sogni che non racconti a nessuno.
Amami come fosse l’ultima notte al mondo
E spiegami ancora perché non potevi che scegliere me.
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Stronze si nasce, sfigate si diventa!
Da bambina ero una stronza da manuale. Non so se son stati i grandi amori naufragati, quelli che neanche son partiti o le batoste forti come le cadute in testa di un albero maestro, a far affondare come il Titanic la mia autostima e quel sano “tirarsela un po’”, atavicamente connaturato all’essere donna, ma di una cosa son certa: da bambina ero una che ti faceva calare i calzoncini. Letteralmente.
Quando ero piccola io, non c’erano tante distrazioni tecnologiche.
Il massimo della vita era il Cosmic Causeway sul Commodore, fighissimo, peraltro, ma quello, comunque, é arrivato dopo.
L’età in cui ero una stronzetta in erba é un po’ precedente.
C’era un gruppetto di coetanei, tutti di non più di 4-5 anni, con cui in giardino si giocava all’acchiapparella, all’epoca meglio conosciuto come l’acchiappafemmine, a Lupomangiafrutta e a Stregamangiacolor.
Poi c’erano i giochi un po’ più pericolosi, tipo la capriola all’indietro appesi alle sbarre (che in realtà era il giro della morte), il salto all’isoletta, che altro non era che un’aiuola separata da quasi un metro di vuoto dal giardino, e le discese con la Bmx dritti a schiantarsi contro la serranda del Garage.
Durante tutte le nostre scorribande, però, c’era una regola pacifica. Se scappava la pipì non si tornava a casa, ma la si faceva “dietro la montagnetta” le femmine da una parte, i maschi dall’altra.
Fino a quando ci arrivò “la proposta”.
Un angelo biondo di 5 anni si fece portavoce dell’audace richiesta di un nutrito gruppo di ragazzini e con una voce candida come il bucato lavato col Dixan ci disse: “Se noi vi facciamo vedere il pisellino, voi ci fate vedere la patatina?”.
Ricordo che le mie compagne di giochi scapparono inorridite di fronte a tanto ardire, manco stessimo giocando all’acchiappafemmine, mentre io, mossa ancora non so da quale coraggio, ma molto più probabilmente da tanta curiosità, mi incamminai fiera e baldanzosa verso la montagnetta, seguita da quel nugolo di bimbetti trionfanti.
“Prima voi!” esclamai con fare sicuro. E dopo averli esaminati ad uno ad uno con smaliziata e divertita meraviglia, mentre gli avventurosi maschietti con le brache calate cominciavano a urlare “Ora tocca a te!”, feci una smorfia sprezzante, mi voltai e me ne andai.
Con noncuranza e con l’aria di chi ha appena deciso che il gioco non vale la candela.
Ecco, ora, per favore riportatemi lì.
Ai veri tempi del Girl Power e del Ce l’ho d’oro.
Sotto i sakura in fiore
Mi hai domandato se é banale l’amore
Alle porte di Roma, sotto i sakura in fiore.
Smetti di chiederlo e baciami, ti avrei risposto,
Se fossimo stati in un altro posto.
Ma sotto i sakura il tempo si ferma,
Allora ho preso la tua mano ed un filo d’erba,
Nascosto tra tutti quei petali rosa.
E guardandoti intensa, ti ho spiegato ogni cosa.
Lost on you
Let’s raise a glass or two
to all the things I lost on you
Ero persa di te, in te e per te,
ma non sono riuscita ad aprire
la tua crisalide.
E pensavo sarebbe bastato
sentire la mia voce
quando mi avvicinavo
e ti sussurravo: “sai di Paradiso”.
Diapositive di quel momento perfetto,
della tua mano sulla mia guancia,
la completa sincronia dei pensieri,
il battere e levare dei respiri,
l’attimo prima del tuo dirmi “mia”.
Colori d’autunno
Foto scattata dal bus – Roma 2014
I colori dell’autunno ci restituiscono il calore che l’estate ci ha portato via.
A tutti gli studenti universitari
DAMNATIO MEMORIAE
28aprile2016
Happy Birthday to me, goodbye to you.
Our time and space was beautiful, even if it has ended, even if it will never be the same; the universe is a strange place. In the end, I’m just thankful to have shared anything with you, for any time at all.
Sometimes you will never know the value of a moment until it becomes a memory.
Io ci ho provato a dimenticarti, davvero, ci ho provato credimi. Ho chiesto aiuto a Dio, a tuo padre, alle stelle e alla luna. Ho messo in moto tutta una serie di riti per procedere alla tua Damnatio Memoriae. Era il 20 agosto e avevo ben fisse nella mente le parole che mi aveva rivolto e in un certo senso “regalato” quello scrittore. “Chi ha imparato a fare a meno di noi non è per noi” aveva detto. Ed improvvisamente era come se la porta della consapevolezza si fosse aperta in angolo della mia mente. Una porta spalancata su uno specchio d’acqua limpidissimo in cui non c’era riflessa la tua immagine, nè quella di nessun altro. Mi chiamava, mi attirava a sè e mi invitava a bere e a bagnarmi come se si trattasse di un battesimo o di un’iniziazione.
Così quella sera avevo preso il tuo hd, che avevi…
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La tua assenza é presenza
Si annida nelle pieghe
della pelle,
al mattino e alla sera,
del mio corpo addormentato, stanco.
Rimbomba per la rampa
delle scale,
che scendo di fretta,
verso nuove attese,
che non sono la tua.
Si nasconde tra profumi di altri, uguali al tuo,
misti al fumo di sigarette, che sono le tue,
un’incanto di sensi che si spegne,
su odori troppo diversi
dal tuo.
La tua assenza é presente.
Tra le pagine dei libri più belli,
nelle scene dei film più amati,
nelle note di nuove canzoni,
nelle giornate di sole più calde,
tra le mie risate più vere.
E rido, gioisco, mi volto e, voltandomi, la vedo, la tua assenza.
E mi rattristo.
In un lento Sabato pomeriggio,
un altro a spasso tra le meraviglie
della nostra Roma,
mi ricordo di quel giorno
in cui ti scusasti
di un’assenza più presente di te.
É ancora qui, la tua assenza,
ogni giorno a braccetto
con la tua mancanza,
passeggiano al mio fianco,
nudo di te.
Presadixit 💙 – n. 4
Anche questo l’avevo già pubblicato all’interno di un altro post, ma ve lo ripropongo sotto forma di presadixit. Causa influenza maledetta e pile scariche del telecomando della mia colonnina musicale, la radio oggi mi ha colpita già un paio di volte senza che io potessi in alcun modo difendermi e allora mi é tornato in mente questo pensiero.
#4 INFALLIBILI CECCHINI
Alcune canzoni come i ricordi, sono infallibili cecchini.
Oggi sono stata uccisa da Sweet Child O’ Mine dei Gun’s e dopo poco da Bellamore di Sinigallia. E voi? Quali sono le vostre canzoni-killer?
Baci febbricitanti😘
Domani
“Stasera, per il nostro progetto, per la nostra società è stata una serata molto importante. Una serata molto, molto importante. Ma non era completa. Non era neanche lontanamente avvicinabile a una qualsiasi possibile completezza. Perché non potevo condividerla con te. Non sentivo la tua voce e non potevo ridere insieme a te. Mi manca mia… Mi manca mia moglie. Viviamo in un mondo cinico. Un mondo, cinico.”
Domani vado a prendere Pepper Potts.
E vorrei tanto passare sotto casa tua per fartela vedere come hai fatto tu quando sei andato a prendere Spartina.
La tua assenza nei momenti più belli e in quelli più brutti si fa sentire ancora di più.
Ti ho sentito triste qualche giorno fa. Mi hai ricordato che nei tuoi cassetti ci tieni i calzini e non i sogni. Per cercare di farti ridere ti ho detto che é vero perché é nell’armadio che tieni gli scheletri. Mi hai risposto che con gli scheletri ci hai fatto il brodo a Natale. “Che risposta macabra, Mr. Vain (Cognome!)” – “Sono le feste ad esser macabre, Presa Blu! (Cognome)”. Poi sei stato affettuoso, ma ti ho sentito triste. Odio sentirti triste.
E se non avessi questa fottutissima paura di ricominciare a guidare dopo tutti questi anni, domani verrei da te a presentarti Pepper Pots. Già so che la “smonteresti”, così, per partito preso, tanto per non darmela vinta.
Mi manca Spartina, sai, il tuo modo di guidarla un pò meno. Ogni volta perdevo cent’anni di vita, ma era bello. E ora che ho Pepper potrei ricambiare.
Ok, vado a dormire, domani é un gran giorno!
‘Notte Mr. Vain, vedi di far spazio in quei cassetti!