Anniversari e volgarità

Strano rileggere cosa scrivevo esattamente un anno fa e capire come tutto sia cambiato…quanto io sia cambiata…

Un anno fa sarei stata d’accordo con quelle che dicono che cercano qualcuno che gli faccia perdere la testa, oggi risponderei che una volta tanto vorrei trovarne uno che me la ritrova!

E vabbé, si cresce…o si invecchia?

Fatto sta che é passato più di un anno di blog ed essendo sparito pure Mr. Vain non so se far sparire almeno anche il titolo (uaresovain= you’re so vain)…e allora, scusate la volgarité, ma come direbbe il mitico Salvatore Conte…

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11.01.16 – Can you hear me? You’re now far above the moon, Planet Earth is blue and it’s only because of You

La fine del 2015 ci ha portato via Lemmy dei Motorhead e Natalie Cole.

Il 2016 ha voluto strafare.

Non ci sono parole per descrivervi la tristezza che provo in questo momento. Solo concedermi un’intera giornata di Space Oddity in loop potrebbe salvarmi o una giornata commemorativa insieme alla mia folle insegnante di Pilates – che non faceva lezione senza Life on Mars.

Forse solo le black stars, spente a lutto, possono capire.

Non ci credo. Hai detto che non sapevi dove saresti andato, via di qui, ma che di sicuro non sarebbe stato un posto noioso.

Pazzo, genio, ribelle, quanta bellezza ci hai regalato. Non eri umano, eri un extraterrestre. Non ci credo che sei morto, ti sono solo venuti a riprendere.

There’s a starman waiting in the Sky…he’d like to come and meet us…but he thinks he’d blow our minds

 

And the stars look very different today

 

You’re now far above the moon, Planet Earth is blue, And there’s nothing I can do.

*****

E’ arrivata la sera, lo shock inziale sta svanendo, la tristezza si sta acutizzando, davvero ti sei portato via un bel pezzetto di vita, di anima, di me…eppure il tuo lascito è immenso …Da parte mia un GRAZIE gigante per la canzone che ha accompagnato i miei anni più belli e spensierati, stampati a caratteri cubitali sulla mia maglietta preferita…YOU CAN BE A REBEL…

Vi regalo una fiaba strana

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Non pensavo che l’avrei mai condivisa. Questa fiaba, Vi avverto, non è niente di ché.

L’avvertenza è d’obbligo, perchè mi rendo conto che in questi giorni di festa il tempo è più prezioso e bisogna scegliere accuratamente come usarlo.

Allora, Ve lo ripeto, e non per finta modestia, questa fiaba è lunghetta e non è niente di ché. Eppure per me è importante, come lo è la scelta di condividerla qui.

Questa fiaba l’ho scritta quattro anni fa, in risposta ad una storia molto bella che parla di un Cavaliere senza macchia e tante paure, che non posso per ovvi motivi riportarvi qui, perchè la proprietà intellettuale è di un certo Mr. Vain di cui qualche martire tra Voi, che è solito leggere le mie digressioni sconnesse, avrà già sentito parlare.

La fiaba che ho scritto io, è decisamente meno bella, ma l’ho scritta in un periodo in cui io e Mr. Vain non ci sentivamo da un bel pò, per spiegargli alcune cose nell’unico modo in cui riuscivo a farlo, così come aveva fatto Lui, inviandomi la sua storia. Inutile dirVi quanto io ci sia affezionata. Ed è questo l’unico motivo per cui ho deciso di condividerla con Voi, perchè in questo periodo di feste e bilanci questo Blog è sicuramente da mettere nella colonna delle Cose da salvare di questo 2015 così così, che sta per volgere al suo termine.

Questo Blog mi ha dato tanto, sicuramente più come lettrice che come blogger, ma le Vostre parole, i Vostri commenti sono stati altrettanto d’aiuto in questi mesi, di quanto lo sono stati i Vostri post, per me continue scoperte. E allora questa fiaba strana, un pò triste e un pò bruttarella, che mi fa anche un pò vergognare e che pensavo non avrei fatto mai leggere a nessuno (a parte mia sorella e Mr. Vain) io Ve la voglio regalare. In questa Vigilia della Vigilia, per dirvi GRAZIE, di cuore, con un piccolo pezzo di me.

C’era una volta -e forse c’è ancora- una principessa rinchiusa in una torre. Ad ogni modo, non era certo quella la prima volta che la principessa si trovava lì. La torre era un luogo spaventoso infestato da fantasmi, draghi e orribili bestie notturne, ma la giovane donna, discendente da una stirpe forte e valorosa, non si arrendeva mai e lottava strenuamente e a lungo contro ognuno di essi. I giorni -e soprattutto le notti- si susseguivano inesorabilmente in preda a battaglie sempre più ardue che sembravano non giungere mai al termine.

Accadeva però, seppur di rado, che la principessa riuscisse a godersi una giornata di tregua, in cui il sole riusciva a filtrare dalla piccola finestra della torre e a beneficiarla della sua calda e ristoratrice presenza. Erano quelli i giorni in cui si perdeva con lo sguardo negli splendidi scenari che si offrivano alla sua vista persino da lassù, da quell’odiato, triste e lugubre luogo. Erano le notti in cui la principessa sognava di tornare alla sua vita di sempre, al suo castello, dove c’erano sempre i suoi cari ad aspettarla. Oppure sognava di posti lontani e immaginava le fantastiche avventure e i meravigliosi viaggi che avrebbe potuto e voluto vivere in futuro. Ricordava tutti i giorni felici che aveva trascorso fino ad allora e fantasticava su quelli che dovevano ancora arrivare. E poi, nonostante fosse sempre stata schiva e diffidente sull’argomento, sperava un giorno di incontrare il suo principe. I giovani che aveva incontrato fino ad allora non si erano mai dimostrati all’altezza: alcuni li aveva scartati a priori, a qualcuno, invece, aveva aperto il suo cuore e raccontato la sua storia. Dopo cento promesse, forse oneste, ma pretenziose, i pochi che ne erano venuti a conoscenza se l’erano data a gambe levate o qualche volta la stessa Principessa, spaventata e stufa della solita e inevitabile reazione aveva deciso di scappare lei per prima, precedendola. Ciò nonostante, a volte, e suo malgrado, si abbandonava a fantasie sulla sua anima gemella, sentiva in cuor suo che doveva pur esserci da qualche parte, si domandava come mai non l’avesse ancora incontrata e soprattutto si chiedeva persino con una punta di sciocco risentimento, come mai impiegasse tutto questo tempo per venirla a salvare. Ma i giorni passavano e stanca di attendere invano, trovava dentro di sè una forza inaspettata che le consentiva di debellare tutti i suoi acerrimi nemici. Era solo in quel momento che finalmente riusciva a scappare dalla torre.

Ad onor del vero le cose non andavano esattamente così, ma accadeva qualcosa di cui la fanciulla non riusciva in nessun modo a capacitarsi: quando le orribili creature che abitavano la torre smettevano di tormentarla, si avvicinava tremante alla porta della cella e si trovava ancora una volta di fronte alla solita sconcertante scoperta: la porta era sempre stata aperta. Ad ogni modo fuggiva via e pian piano, scalino dopo scalino, assaporava nuovamente la libertà e dopo giorni e giorni di estenuanti ricerche riusciva infine a far ritorno al suo amato castello. Ma la principessa già sapeva (e soprattutto temeva) che il suo ritorno non fosse un “per sempre” e così ogni due, tre, quand’era fortunata persino quattro stagioni, si ritrovava nuovamente lì, rinchiusa nella stessa orribile cella posta in cima alla stessa maledetta torre. La sua speranza (ormai anche consapevolezza) che la porta fosse aperta non le dava il coraggio necessario per provare a scappare ancor prima che arrivassero i mostri. Era più forte e alla fine vinceva il timore infondato di scoprire che la cella non fosse più aperta come la volta precedente e che un giorno sarebbe rimasta imprigionata lì per sempre. Quest’idea la terrorizzava forse ancor più di tutte le orribili creature che la tormentavano incessantemente.

Per anni ed anni aveva creduto di essere vittima del crudele incantesimo di una strega malvagia e questa sua convinzione era avvalorata dal solito seppur sfumato ricordo: era sempre stata una donna oscura e incappucciata ad averla condotta fin lassù, tuttavia la principessa stordita, confusa, forse persino immobilizzata, non era mai riuscita a guardarla in volto. Ne ricordava perfettamente gli abiti, le movenze, la postura e anche la sua voce che le sembrava stranamente familiare…finché un giorno, riuscita ancora una volta a scappare dalla torre, ebbe la sua rivelazione e fu forse allora che ebbe inizio il suo vero tormento, la più crudele delle maledizioni.

La fanciulla stava correndo nel bosco col cuore in gola, col solo intento di allontanarsi il più possibile dalla torre, quando all’improvviso vide un ruscello, si fermò e si avvicinò per bere e rinfrescarsi. L’immagine che vide riflessa nell’acqua le tolse il respiro e la spaventò a morte.

Vide il suo stesso volto e il suo stesso corpo ricoperti dagli abiti e da quel cappuccio che indossava la misteriosa donna malefica. Improvvisamente ogni cosa divenne chiara e nessuna verità poteva essere più atroce, nessuna spiegazione poteva essere altrettanto funesta e fatale. Non esisteva nessuna strega maligna che l’aveva rinchiusa, nessuna magia nera o incantesimo da poter spezzare. Solo una principessa che si rinchiudeva da sola in una torre dalla quale avrebbe potuto uscire in qualsiasi momento, se solo ne avesse avuto il coraggio.

Questa fiaba, ammesso che di fiaba si tratti, non ha un lieto fine, non c’é nessun drago da uccidere e nessun principe dalla sfavillante armatura. Solo una principessa con i vestiti logori e l’anima trafitta a seguito di cento battaglie, che ancora non si dà per vinta perché ora sa che il lieto fine, se mai ci sarà, l’avrà costruito, giorno dopo giorno e con le sole sue forze, solo lei, proprio lei e persino lei: la principessa che era anche una strega.

POST-FAZIONE:
Si tramanda che nella torre della principessa vennero ritrovati dei post-it che ella scrisse nei giorni più neri della sua prigionia..eccone 4…

POST-IT PER DIO
Aiuta questi cuori stanchi, guarisci le anime inquiete.
C’è un mondo che fa festa per i morti e sputa sulle lacrime dei vivi.
Fai ballare chi non ha gambe per poterlo fare.
Fai sognare chi da tempo ha solo gli incubi più neri.
Qual’è la legge? Sempre se c’è dimmi qual’ è.
Scusa il cinismo ma ho finito l’amore e non ho idea di dove sia il distributore.
Qui sono nata, ma sono in terra straniera.

POST-IT PER ME STESSA
Quando avrai i pugni chiusi, lo sguardo di fuoco e uno stomaco senza pietà.
Quando avrai parole assassine e silenzi innalzati come muri invalicabili.
Quando avrai messo la madre e il padre all’angolo e l’amore a puttane.
Quando avrai deciso di spegnere anche l’ultima stella.
Quando piangerai senza neanche sapere di farlo
Lacrime che scorrono sul viso a piangerti morta
come le madri di un figlio che non è più tornato dalla guerra
Ricordati che gli errori più grandi non sono stati i baci non dati, le lauree non prese, gli amici non richiamati.
L’errore più grande è stato smettere di credere che Qualcuno ti guarda, ti ascolta, ti perdona e ti ama così come sei. Perfino ora.

POST-IT PER CHI C’È SEMPRE STATA
Non a caso sarà l’unico non incazzato.
Non a caso sarà il solo a scavare milioni di piccole crepe su un cuore di pietra.
Non a caso farà ricordare arcobaleni e sorrisi e occhi che brillano ancora.
Non a caso farà sospirare e respirare aria buona.
Non a caso farà tornare il pensiero leggero in quel posto dove l’amore ti viene a cercare.
Non a caso mi riporterà da te
con in mano un raggio di sole
a chiederti di dar fuoco insieme a tante inutili parole
perché Dio ha già fatto quel miracolo che aspetto
quando ha deciso di regalare te alla mia vita.

POST-IT PER CHI DEVE ANCORA ARRIVARE
Stop. Non entrare. Avvicinati, stringimi, amami, ma rimani lì, sulla porta.

Strade di Francia

E se Parigi é così immensa e tu non hai paura come me 

Per queste strade di Francia io vengo con te

   
Una delle canzoni di Daniele che amo di più…Da qualche giorno in loop…

http://youtu.be/HT9OO1-mkq4

Parigi, Parigi a me va bene per non tornare più

Così dicevi perché i miei occhi pieni di stazioni e chiese

Ritornassero blu

Le mani, le mani già lo sanno che non vivranno qui

E, mi spiegavi, per questo vedi amore non si fermano un momento

E tremano così.

Perché le cose non vanno mai come vuoi tu

Anzi è più facile cambino ancora di più

Così io ti prendo per mano e ti porto con me

Perché a darsi un appuntamento che speranza c’è 

Le strade, le strade dei francesi che non ho visto mai

Eh, ma se i sogni non li avessi già completamente spesi

In quello che sai

Perché le cose non vanno mai come vuoi tu Anzi è più facile cambino ancora di più

Così io ti prendo per mano e ti porto con me

Perché a darsi un appuntamento che speranza c’è

E se Parigi è così immensa e tu non hai paura come me 

Per queste strade di Francia io vengo con te

E allora adesso che ogni cosa ha un nuovo nome

E questo nome me lo insegni tu

Com’è che vivo ancora tra una chiesa e una stazione

E i miei occhi, i miei occhi non ritornano blu…

Impressioni di fine Settembre

 La mano di una ragazza che sente l’aria fuori dal finestrino, l’anziana signora cinese che legge il libro di preghiera, l’autobus che non passa, il vento caldo e afoso di un settembre strano, cartelloni pubblicitari che ti invitano ad andare … Continua a leggere

Viaggio alle 4 Regioni

Sono viva, eh! Ho solo girato mezza Italia in poco più  di una settimana.  Ma sono viva. Dal mare in Calabria un breve saluto alla mia città eterna, prima di ripartire per il megaconcertone a Reggio Emilia (lacrime e brividi, … Continua a leggere

I wish – il tag dei desideri

 Non sono un’ incoerente. Ok, bugia! Un pochino lo sono, almeno nel senso che sono terribilmente volubile, ma non stavolta. Ho ribadito spesso di non amare tag, nomination e compagnia bella e non ho ancora cambiato idea! Però, c’è un … Continua a leggere

 FMTECH Award Very Nice Blog by ALICEINMUSICAL

Allora, ragassi, qui è evidente che non so rebloggare o che per lo meno non lo so fare dal mio acciaccatissimo sempremenosmart phone eppure ad Alice ve la devo far leggere in qualche modo…e anche le sue nomination …  Perché oggi … Continua a leggere

Albe di qui

         Per una volta sono andata a dormire presto e sono già in piedi da un pò. Non che mi lamenti di far tardi. Tutto sommato mi sto divertendo! Cugini e sorelle in gran forma che sparano battute … Continua a leggere

😘

Ti mando un bacio, amore mio,

Su consiglio del mio amico pakistano, che faccio così tanta fatica ad ascoltare.

I pregiudizi toccano anche chi crede di non averne. 

Forse anche di più, perché a volte aggravati dall’inconsapevolezza. 

Volevo solo imparare l’inglese ed invece ho incontrato un pakistano che non parla mica bene l’italiano, “ma che si fa capire bene quando vuole”.

Lui ha preso a cuore la nostra storia o forse vuole solo provarci usando vie alternative. 

La diffidenza va a braccetto con i pregiudizi, amore mio.

E negli anni la mia diffidenza e i miei pregiudizi son diventati così intimi da scambiarsi i numeri. Fanno lunghe conversazioni spalleggiandosi e dandosi ragione. E io sono lì che li guardo crescere. A volte inerme.

E chissà se tu te la ricordi quella ragazza che si arrabbiava da morire per le tue convinzioni politiche. Io comincio a dimenticarla. Ogni tanto la vedo col suo idealismo poco utile arrabbiarsi ancora di fronte all’ennesima generalizzazione, alle chiusure mentali, agli egoismi stretti stretti di questa stretta umanità. 

Eppure a volte la vedo guardarsi intorno piena di paure, verso l’altro, verso gli altri, verso chi è diverso da lei. Verso tutti. 

Chissà se tu te la ricordi quella ragazza lì. La pariolina difettosa, come la chiamavi tu.

Ti mando un bacio, amore mio e non mi aspetto che tu risponda. Non rimarrò delusa se non lo farai. 

Queste lacrime blu sono solo stanchezza. Passerà.