La mia generazione

La mia generazione non ha coraggio.

Non sfila, non si indigna, ma gioca e cazzeggia.

La mia generazione non urla.

Non chiede di più, è rassegnata al meno e del meno si accontenta.

La mia generazione non ama.

Whatsappa, usa tinder, usa persone, usa la rete, cade nella rete, vittima com’è di se stessa e delle sue stesse trappole.

La mia generazione paga.

I debiti di altri, le colpe dei padri, gli errori del passato.

La mia generazione è finta.

Cibo finto, ciglia finte, tette finte, culi finti, sorrisi finti.

La mia generazione è una generalizzazione e come diceva Dumas

“Tutte le generalizzazioni sono pericolose, perfino questa”.

Insegnami

 Insegnami a non dare per scontato il cielo 

A meravigliarmi del colore del grano

Insegnami ad udire il canto delle sirene

A non temere il mare in tempesta

Insegnami il sorriso ingenuo di un bimbo e la tenerezza sconfinata di sua madre

Insegnami a guardare avanti per la mia strada, senza temere di voltarmi indietro

Insegnami le combinazioni magiche delle note e il loro intreccio unico con le parole

Insegnami ad amare come se non avessi mai amato o come se l’avessi fatto da sempre

Reblog – Ancora 140 e perché no!?

Rebloggo, su segnalazione del mitico Ysingrinus, l’idea molto carina di Gianni.  Se volete sapere di cosa si tratta e partecipare sbrigateve perché la prima scadenza é il 30 giugno! 😘

Come già spiegavo in modo un po’ criptico nel precedente post, qualche tempo fa ho scritto una breve storiella in 140 caratteri. L’ho fatto così per partecipare giocosamente ad un conco…

Sorgente: Ancora 140 e perché no!?

Ps. La mia storiella in 140 caratteri é piuttosto banalotta, ma ha il pregio di essere esattamente di 140 caratteri (il che non é obbligatorio, visto che bisogna rispettare il limite e non centrarlo, ma questo potrebbe aumentarne la difficoltà).

Lui le giurò di amarla per sempre.Per sempre non esiste-rispose lei. Fino a domani-rilanciò lui.L’amò fino a domani,per tutti i suoi domani.

Come congiuntivi nella testa di un calciatore

Non sapevano dove si trovassero né come ci fossero finiti, né, tantomeno, se fosse quello il posto giusto per loro o se si trattasse di un mero errore, di una temporanea, quanto strampalata collocazione. 

Eppure quando uscirono fuori ebbero l’assoluta certezza di non essere lì per caso, ma per travolgere tutti gli astanti di stupore e meraviglia.

E così compresero perché certi ritrovi, specie quelli dove si danno appuntamento tutti i pregiudizi, vengono chiamati luoghi comuni.

DAMNATIO MEMORIAE

28aprile2016

Happy Birthday to me, goodbye to you.

Our time and space was beautiful, even if it has ended, even if it will never be the same; the universe is a strange place. In the end, I’m just thankful to have shared anything with you, for any time at all.

Sometimes you will never know the value of a moment until it becomes a memory.

https://www.youtube.com/watch?v=Qu1klC_hYDs

uaresovain

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Io ci ho provato a dimenticarti, davvero, ci ho provato credimi. Ho chiesto aiuto a Dio, a tuo padre, alle stelle e alla luna. Ho messo in moto tutta una serie di riti per procedere alla tua Damnatio Memoriae. Era il 20 agosto e avevo ben fisse nella mente le parole che mi aveva rivolto e in un certo senso “regalato” quello scrittore. “Chi ha imparato a fare a meno di noi non è per noi” aveva detto. Ed improvvisamente era come se la porta della consapevolezza si fosse aperta in angolo della mia mente. Una porta spalancata su uno specchio d’acqua limpidissimo in cui non c’era riflessa la tua immagine, nè quella di nessun altro. Mi chiamava, mi attirava a sè e mi invitava a bere e a bagnarmi come se si trattasse di un battesimo o di un’iniziazione.
Così quella sera avevo preso il tuo hd, che avevi…

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