Sticazzi

  
Sticazzi del tempo che passa e quando lo fa non è mai gentile, lo sarebbe se si fermasse, invece, ogni tanto, come un amico a chieder “come stai? Va bene questo passo o devo rallentare e darti un pò di vantaggio?”

Sticazzi di questa vita che é poco generosa con alcuni, che a volte ti dà solo se riesci a prendere e se non riesci ti taglia fuori. Ti saluta, perché come il tempo, anche lei non si ferma mai. Implacabile ed impietosa, continua la sua corsa, anche quando tu hai perso la tua direzione. La vita non ti aspetta. La vita va.

Sticazzi dei pensieri neri, che a volte non ti lasciano in pace, perché al negozio della positività la polverina magica di Pollon l’avevano finita e allora sei uscita dal negozio a fianco con sacchi pieni di cinismo.

Sticazzi di questo blog, che ha un nome che non lo rispecchia più, perché se un Mr. Vain non c’è più nella mia vita, non vedo perché dovrebbe trovar posto in un blog dove probabilmente non fotte una beata minchia a nessuno.

Sticazzi di questo sfogo, perché ogni tanto ci sta, perché vomitare parole é a volte più semplice e più sincero di vomitare unicorni che vomitano arcobaleni. E allora sticazzi di questo sfogo e sticazzi di me che stasera il monologo di Edward Norton nella Venticinquesima ora mi fa un baffo, ma come direbbe mio cugino “se te li facesse tutti e due sarebbe meglio!”.

La risposta non era 42

 Non sapevo come risponderti quando mi hai chiesto cosa dovevi fare per riconquistare la mia fiducia. Eppure, a poco a poco, lo hai fatto. Forse è stato il giorno in cui mi hai presentato tua madre. 

Stare insieme quasi un anno e non conoscere i rispettivi genitori può  essere un pò bislacco, se ci si vede tutti i giorni, ma c’è mai stato qualcosa di “normale” nella nostra storia? Pensare che tu dopo quasi dieci anni, i miei non li hai ancora conosciuti, e che a casa mia ci hai messo piede per la prima volta, tre anni fa. 

D’altronde, io non sono mai stata una grande sostenitrice delle presentazioni in famiglia. Tutt’altro. 

Quando la famiglia del malcapitato che ha raccolto i miei pezzi dopo di te, mi ha portato un giorno, a mia insaputa, a scegliere i mobili di casa loro, anche per dare un’occhiata ai mobili di una futura casa nostra, ricordo che sarei voluta scappare all’altro capo della terra. 

E questo avveniva dopo solo tre mesi di storia. Certo, la famiglia del Sud del mio ex era una perfetta (mica tanto!) famiglia del Sud e magari per loro (per alcuni, figuriamoci se da figlia di meridionali mi metto a generalizzare, facendo la leghista della situazione!) è anche normale amministrazione, ma per me no, col cavolo! 

Io che sono da sempre abituata alle relazioni-yogurt, quelle che riportano in chiaro la breve scadenza stampigliata su fin dall’inizio, figuriamoci se dopo tre mesi sto lì a pensare ai mobili di casa. 

Solitamente io dopo tre mesi mi sto già domandando quanto ci rimane ancora, come quando ti diagnosticano una brutta malattia. 

Ma questa è un’altra storia. 

Non ricordo che giorno fosse e nemmeno l’anno, ma deve essere stato quando mi hai presentato tua madre. 

É stato inaspettato, eppure non ho dato di matto, come mio solito in queste occasioni, nemmeno quando lei mi ha abbracciato e detto che era da tanto che voleva conoscermi, il tutto sotto il tuo sguardo tra il preoccupato e il minaccioso. 

E da quel giorno sono iniziate le serate pizza e film, quando tua madre non insisteva per prepararci la cena. E ti giuro, che io non ci credevo che potesse esistere qualcosa di più intimo dei nostri scambi di pelle, eppure esisteva. Pizza e film. 

Strano eh? Ci avresti mai pensato? Tua madre, pizza e film erano “la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”.

Dieci Capodanni

 

Dieci inverni che ti conosco, zero capodanni insieme.

Non fa eccezione questo, nessuna eccezione.

Non la fece quel Capodanno crudele di dieci anni fa, in cui eri al capezzale di tuo padre, mentre io insieme a persone – troppe- che chiamavo ancora amici.

“Questo è l’ultimo che passiamo separati”, mi dicesti al telefono, mentre cercavo di asciugarmi le lacrime, perchè di là mi reclamavano a gran voce per le carte. E ricordo ancora il coro dei miei “amici” che mi accolse al mio rientro…”Sta a scopà…sta a scopà…”, ma questo ovviamente tu non lo sai e non lo saprai mai, così come loro non seppero mai dov’eri quella sera.

Non fa eccezione nemmeno questo Capodanno, in cui non ho idea di dove sarai, nè con chi. E in cui spero di precedere i tuoi auguri di mera circostanza, se saranno gelidi come quelli di Natale. Fa già abbastanza freddo senza di te, non ho bisogno di altro gelo.

Tra le righe sottolineate di questa canzone, la risposta a quel nostro dialogo di un paio di anni fa…

Buon anno, Mr. Vain!

“Per me la più bella è Orfani ora…

“Non esiste proprio, è Parla piano, parla anche di te…”

“Di me? E perchè mai…???”

“Perchè sì…”

“Ti odio quando rispondi così…”

“Perciò lo faccio…”. Rido e scappo dentro, lasciandoti finire la tua sigaretta in terrazza, pregustando già il momento in cui mi raggiungerai per farmela pagare…

Parla piano e poi
non dire quel che hai detto gia’
le bugie non invecchiano
sulle tue labbra aiutano
tanto poi
è un’altra solitudine specchiata
scordiamoci di attendere
il volto per rimpiangere
Parla ancora e poi
dimmi quel che non mi dirai
versami il veleno di
quel che hai fatto primaÂ…
su di noi
il tempo ha gia’ giocato ha gia’ scherzato
ora non rimane che
provar la verita’
Che ti da’ che ti da’
nascondere negli angoli
dire non dire
il gusto di tradire una stagione
sopra il volto tuo
pago il pegno di
volere ancora avere
ammalarmi di te
raccontandoti di me

Quando ami qualcuno
meglio amarlo davvero e del tutto
o non prenderlo affatto
dove hai tenuto nascosto
finora chi sei?

cercare mostrare provare una parte di sé
un paradiso di bugie

La verita’ non si sa non si sa..
come riconoscerla
cercarla nascosta
nelle tasche i cassetti il telefono

che ti da’ che mi da’
cercare dietro gli angoli
celare i pensieri
morire da soli
in un’alchimia di desideri

sopra il volto tuo
pago il pegno di
rinunciare a me
non sapendo dividere
dividermi con te

Che ti da’ che mi da’
affidarsi a te non fidandomi di me..
Sopra il volto tuo
pago il pegno di
rinunciare a noi
dividerti soltanto
nel volto del ricordo

Apri gli occhi

tom-cruise-film-vanilla-sky-grattacielo

Ti resto a guardare per minuti che sembrano ore, alle prime luci del mattino, con i raggi che filtrano tra gli spazi di serrande troppo chiuse per il giorno che vuole cominciare.

Sei sereno. Tutta la frenesia e l’ansia di vivere che si sveglieranno presto con te, sembrano ora sopite, con te.

Osservo il profilo che amo tanto, la barba che hai lasciato un pò incolta per me, le labbra piegate in un sorriso appena accennato, il respiro lento e regolare.

Mi avvicino, come quando mi dici “Vieni qui”, trovo quello spazio tra la tua spalla e il tuo collo che sembra fatto su misura per me e ci incastro, piano, il mio viso, riuscendo miracolosamente a non svegliarti.

Ti respiro e mi chiedo come ho fatto a vivere senza il tuo profumo in questi anni. La differenza tra vita e sopravvivenza diventa lapalissiana e mi scuote di soprassalto. Il mio corpo ha un sussulto e balza in avanti, violentemente, il cuore batte all’impazzata, il mio respiro è corto e mi accorgo all’improvviso che c’è qualcosa che non va.

Mi guardo intorno: un istante fa, ero lì accanto a te ad aspettare che tu aprissi gli occhi e solo ora capisco che, invece, sono io ad averli appena riaperti.

Amami se hai coraggio

  

Stanotte, forse domani o forse mai ti dirò le parole che con gli occhi ti ho detto, ma con voce mai.

“Solo chi rischia tanto vince tanto”, mi hai detto un giorno, ricordi? 

Volevo dirti che non gioco più. 

Non sono più la bambina che bluffa con tutti e con se stessa al tavolo dei grandi. 

Vestita con abiti non suoi, invece delle fiches, punta una manciata di bugie e attende che l’altro faccia la sua mossa. 

No, a questo gioco, non gioco più.

E rischio tutto.

Sono la donna seduta al tavolino del bar . Attendo che tu mi porti un bacio e la colazione.

E rischio tutto.

Nuda di fronte a te, con tutti i miei vestiti addosso, metto nel piatto tutto l’amore che ho.

E rischio tutto e forse perdo tutto.

Non lo so, adesso tocca a te.

Viaggio alle 4 Regioni

Sono viva, eh! Ho solo girato mezza Italia in poco più  di una settimana.  Ma sono viva. Dal mare in Calabria un breve saluto alla mia città eterna, prima di ripartire per il megaconcertone a Reggio Emilia (lacrime e brividi, … Continua a leggere

Il posto magico

image

Era Agosto inoltrato e avevo preso l’abitudine di andare a riflettere, ma forse sarebbe più onesto dire a piangere nella macchina di mio padre, parcheggiata sotto casa.
Mi sembrava un posto magico. Era quasi come star seduta in riva al fosso di Ligabue o  in un angolo dell’Isola che non c’è di Bennato.
Il tempo e lo spazio si fermavano e tutte le emozioni, la rabbia, il pianto, la sofferenza ..diventavano… come ovattate..per lasciare infine il posto a qualcosa che assomigliava alla pace o per lo meno a un sonno sereno, quello che ormai da tempo mancava alle mie notti.
Ero sola con la musica, sola con me stessa, sola con Dio. Parlavo con Lui, ma parlavo anche con te, certa che almeno uno dei due ascoltasse. Ogni tanto sentivo rallentare una macchina..Una smart bianca.. E speravo fossi tu.. Venuto finalmente a salvarmi in sella al tuo moderno cavallo bianco. Ma non eri mai tu.
Sai, non te l’ho mai raccontato ma su questa cosa fantasticavo già nove anni fa, quando stavamo insieme. E ancor di più quando ci siamo lasciati.
Speravo sempre che una sera tornata stanca dall’uni ti avrei trovato sotto casa ad alzar spallucce come a dire “non potevo vivere senza di te.. E così eccomi qua!” come avrò visto succedere in centinaia di film d’amore.
Maledetti! Lo diciamo sempre che é colpa loro…sono i dannatissimi film romantici e non gli uomini a rovinarci la vita!!! Stessa cosa vale per le favole.. Basti pensare a “quella gran culo di Cenerentola”…tanto per fare una citazione del più colpevole tra i suddetti film!
Insomma lo so che ti ho sempre detto il contrario che io non sono quel tipo di donna, che sono per la concretezza, per i fatti, per i piccoli gesti possibili…BALLE!In fondo sono esattamente come tutte le altre…voglio la favola, accidenti!

Maledetto tempismo

C’è sempre stato un terzo incomodo tra noi due. E non si è mai trattato di un’altra donna o di un altro uomo. Beh ci sono stati anche quelli, inutile negarlo, ma non hanno mai contato veramente. Almeno per me.E a dire il vero nemmeno a detta tua..”Sbandamenti” alla De Sica li hai definiti una volta..beh non so se è vero, quello che so per certo è che se c’è stato un terzo incomodo tra noi, beh questo si chiama TEMPISMO.

Siamo i tipici personaggi da film che non sanno di essere nello stesso posto nel medesimo istante, magari schiena contro schiena, con solo un muro o un vetro e una manciata di centimetri a separarli. Vicini, ma lontano dagli occhi, seppur non dal cuore.E così mi ritrovo nei tuoi posti abituali quando tu ti trovi nei miei e viceversa…e così le chiamate perse, i messaggi non arrivati e soprattutto i momenti sbagliati. Siamo sempre le persone giuste al momento sbagliato.

E’ per questo che quando ho visto Dieci Inverni ho subito pensato a noi. E stasera ho anche ritrovato una frase che mi dà speranza. La dedico a noi e a tutti quelli come noi, quei personaggi da film, i Silvestro e Camilla che esistono anche nella realtà, a tutti gli amori mancati, persi per un soffio di vento, una sliding door, un dannatissimo secondo di tempo.

Mi piace pensare che, per una volta almeno, sia il tempo ad attendere noi e non il contrario“. Massimo Bisotti